Tana! Tana! Tana!
Tana! Tana! Tana!
Ho trovato il nodo della matassa
mi attanagliava la gola, immobile
forte del mio volerlo ignorare, ad ogni costo
forte del mio essere debole in fondo
– perché non bastano i ringhi per essere forti
non basta un’anima, non basta il cuore
la pelle deve essere rovinata e ruvida –
i sentieri devono essere percorsi, sterrati
l’asfalto consumato e le luci spente
– sarà giunta l’alba oppure la fine
dell’ennesimo sentiero notturno.
Tana! Tana! Tana!
E’ stato trovato lo squarcio nelle mura di difesa
sono crollate per incuria delle guardie,
hanno ceduto al vento che le batteva insistente!
Quale stupidità, così solide e forti
e solo il vento è riuscito a distruggerle!
Il colpevole torna sempre nel luogo del delitto
e graffia ancora le mura accasciate al suolo
implorano pietà e la fine, non riescono a capire.
Coriacea la pelle, sembrava una buona difesa
avrebbe dovuto attutire la lama che affonda piano,
invece
Tana! Tana! Tana!
E’ stata trovata la dolcezza nel frutto acerbo
nonostante l’acido e le spine che corrodono
e lacerano il viso, ingordi ne mangiamo
restando in questi attimi che vagano
seguendo traiettorie stupide, drogate.
Attimi.
Tana. Tana. Tana.
Immagine: Jan Saudek (dettaglio)
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