Fuggendo al mio naufragio
Quante volte mi son persa
nel marasma della gente
per inseguire il niente,
per supplicare il niente.
Abbandonata nella folla
la piogga tra le ciglia
il brivido tremendo
del sentirmi spenta.
Sfuggire nei bicchieri
alla vista sempre vuoti
riempiendo altri buchi
tappando la solitudine
in inutili sorsi…
Continui, senza soste
e sfuggire e non restare
perdendo il vento
perdendo il mio mare
… Naufragare.
Nell’equilibrio fragile
del morto a pelo d’acqua
con i capelli liberi
le mie mani immobili
– l’attesa, tremenda
poi la scossa
ed ancora tremo
lasciami vibrare
mi lascio vibrare
theremin, sarò questo
per creare melodia
dopo le dissonanze.
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