Stazione d’osservazione
La sala d’attesa le due righe e la tua vita sospesa. Sedersi schiena al muro il ginocchio come scrivania, emozione pura, sentita mia. Scrivere in stazione e il bordo delle scale, attiro i vostri sguardi con sorrisi alla vostra attenzione. E chiamano un ritardo ancora, mentre scrivo degli scogli onde tra binari spogli, tu ,
Follia della modernità
Siamo la generazione persa lasciata in disparte, non abbiam ne arte ne parte in questo mondo rovescio. Le nostre penne in mano ed i plettri a terra, le promesse al vento scendendo l’ennesimo scorrimano. Tempi immobili e sguardi instabili, paradossi che reggono mentre i bisogni crollano. Le madri si disperano, tra mariti alla catena di
La buon’uscita
Parete al vento, come il Sole del momento. Ho perso il conto dei giorni le parole mai dette, i sogni nel vuoto disperso, acerbo. Ho trattato le cicatrici cancellando ricordi; ferita da sola errando ancora. Non era un cercarti ma un cercare me, non valgono i tentativi i fallimenti sì. Ho fuso la vita senza
Onde sull’asfalto
Onde che si spargono, suoni sciolti e non ho mai ascoltato. Pensando solo al graffio al bruciato tutto scordato. Non si salvano i ricordi è tutto uguale al nulla, infondo esistiamo solamente. Non cambiamo in un giorno ci si crea in eterno, finiremo col non riconoscerci e perderci. E ho atteso a lungo col respiro