Sul bancone della cucina. Il gelo ed il carbone.
Cerco riparo, cane impaurito ho le orecchie basse e mi raccolgo Il primo ripiano, il più alto mi accoglie e raffredda i pensieri congela piedi e natiche Solo attraverso queste mani prova ora a congelarmi il cuore mentre brucia, bastardo. E’ vecchio stile: usa il carbone. Sul bancone della cucina obbligo il mio corpo al
L’assenza. Vagare statico tra aria e pelle –
Ho perso il segno il solco delicato della pelle. Con la mano vago sfioro lo spazio – l’invisibile tra il cuscino e l’aria. L’avverto – è viva e lucida l’assenza che non conosco di un profumo mai imparato. Non c’è un sapore diverso solo il mio, tra collo e zigomi, nella notte rifugio
Selvatica nel Mare
Voglio il mare nelle vene cielo elettrico il cammino tempesta pelle e cera le labbra di bufera il naso tra le viole le mani tra le rocce e mille gocce gocce ancora senza ancòra o bussola edera attorno la fame del vento la rabbia del volo occhi nel velo il telo dipinto la pelle mai