Poesie Notturne – Chiamiamola Biografia

Dove nasce Poesie Notturne?

Sono nata il primo Novembre millenovecentonovanta in un paese nella provincia di Verona conosciuto principalmente per il riso ( Isola della Scala). Univo personalità opposte già da bambina: curiosità e timidezza, parlantina infinita e riservatezza verso gli estranei.
Mi sono avvicinata alla lettura verso i dieci anni, innamorandomene e creando per ogni libro degli “universi” in cui sfuggivo alla monotonia della vita di persona “normale”.

cerchio-foto-bioIl vero grande amore arrivò nel 2002 quando l’insegnante (professoressa) di italiano propose una novità: il laboratorio di poesia.
Oggigiorno credo non sia un tema facile da far affrontare a dei ragazzini appena dodicenni, all’epoca mi immedesimai al punto da non riuscire a smettere era adorabile la sensazione scaturita dall’abbinare le parole per il brivido che mi dava la loro vicinanza.
Il primo approccio venne dagli acrostici, successivamente mi avvicinai agli acronimi: erano modi per abituare la mente a cercare sempre più parole  e suoni aumentando il bagaglio personale, almeno credo.

 

Smisi per alcuni anni di scrivere poesie, come un blocco ma continuai a tenere il mio diario personale all’interno di un network (Giovani.it) ma dopo alcuni anni lo cancellai rendendolo irraggiungibile.

Il 2008 è l’anno del mio ritorno all’interno del web con il restauro di questo sito e con la pubblicazione online di ogni mia poesia riscoprendo il legame profondo che il sentire poetico aveva instaurato con il mio modo di vedere il mondo.

Così riscoprii un mondo di parole, i suoni si miscelavano da soli ai colori ed alle forme creando poesie di cui non mi spiegavo mai la nascita, erano figlie senza un perché padre. Questo fu l’inizio della mia esigenza di esprimermi diversamente quando non trovavo parole per descrivere una situazione o un pensiero, quando non trovo parole arriva Lei e inizio a scrivere come se fossi in una trance in cui il tempo si ferma.

Il segreto era quello di Pulcinella: leggere, leggere e vivere tutto il più possibile. Qualsiasi cosa io avessi davanti dovevo viverla ( e devo oggi), ogni sfumatura o incrinatura ha la sua storia e io chi sono per ignorarla? Nessuno.

Crepa sul vetro svelami tutti i tuoi punti di domanda inesplorati dall’ignoranza ed ignorati dai miei occhi. 

Elisa Clementi
Mi perdo spesso perché è divertente non avere un idea di cosa avrò davanti ai miei occhi quando svolterò l’angolo ( baro spesso perché esiste il GPS ma sono dettagli ). Il non sapere è la fonte inesauribile dell’immaginazione che si scontra inesorabilmente con la mia sfrenata ed impudica voglia di sapere sempre tutto, rendendomi impossibile apprendere veramente ed in modo profondo: il mondo è così vasto ed infinito!

Un esempio?

La musica è il mio miglior esempio perché non ho mai perso il vizio di spaziare tra mille generi musicali: rock, punk, ska, metal, blues e la lista è ancora lunghissima. Perché mai dovrei avere la presunzione  di preferire un tipo di suono ad un altro? Io non sono nessuno e come tale ho il dovere e il piacere di avvicinarmi a più sonorità possibili: è conoscenza. La pecca di questo ragionamento? Non basterebbe una vita intera per ascoltare tutta la musica che è stata composta, suonata e cantata: ne verrà sempre di nuova che stuzzicherà la mia attenzione. La musica poi è parente stretta della poesia, le puoi vedere camminare mano nella mano tra le vie e negli occhi della gente, solo che non si fanno notare e non lo dicono a nessuno che sono vicine vicine, sono timide.

Veniamo al sodo, il comun denominatore tra: la poesia, la musica e questo sito?

Ovvio, c’est moi!
Scherzi a parte, nel mio vivere quotidiano tutto questo è unito ed amalgamato dalla notte. Le persone normali la notte dormono, fanno l’amore e sognano; oltre a tutto questo io spesso scrivo ( carta, fazzoletto da naso, note del cellulare o mano con conseguente stampa della poesia su pelle o tessuto ) perché nel momento in cui tutto tace e si alzano solo i respiri lenti e le voci soffuse si crea l’atmosfera adatta per creare una sorta di intimità inviolabile in cui riesco a raccogliere e cogliere le sfumature più profonde dei miei pensieri.

È proprio per questo motivo che è nato il nome “Poesie Notturne“, i primi tempi mi vergognavo ed ero gelosa di ciò che scrivevo quindi mi rifugiavo nella sicurezza del buio e del silenzio. Nonostante siano passati gli anni ho ancora questo piccolo rito personale quando ho bisogno di un intimità con me stessa per poter rendere più viva la mia scrittura, più mia.

 

Cercando appiglio nei giorni bui in parole a me care,
vedendo nel foglio bianco una via d’uscita
a ciò che non dà pace la notte.
Cercando durante l’ imbrunire
le parole giuste per descrivere un sentimento,
un moto di vento; e l’amarezza
di ogni volta che le parole non si possono trovare
perché mancano i suoni.

      Se fosse semplice tutti potrebbero essere poeti, e la poesia non sarebbe quella nota dolce-amara.
Il poeta è un ladro e un benefattore di tutto ciò che da un sentimento, d’amore o rabbia.
E io voglio rubare,
voglio rubare il colore all’erba
e il profumo di una torta appena fatta;
o la dolce carezza del vento.
Voglio far uscire il vento impetuoso dell’inverno,
e l’aria gelida della mattina innevata
per poi dare il calore della sabbia
grazie alle parole.

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