Consumandosi in estremità assuefatte
Scappo. Rincorro. Poi mordo fugace Scelgo la strada, e fuggo la voce. Tralascio. Consumo. Poi taglio la fune funesta la fine, cieco il barlume. Rifiuto. T’ascolto. Diniego consensi t’illudo di baci, per confonderti i sensi. Lacero. Curo. Poi scappo d’orrore il tuo cuore nero, le tue ultime ore. Nascondi. Ti mostri. Poi pubblica scena la
Bruciamo ancora, come fogli sull’asfalto
Fogli incandescenti scendono dal quinto piano. Acre odore di fumo si spande. Tralasciano rabbie e divagazioni mentre si prendono negli occhi e divampano in ceneri rosse. Tacciono le briciole inosservate dagli altrui passanti e fervono nel preparare i folli. Gli annunciati crolli e i versi eterei fumogeni come lacrime d’acido, fango. Cadendo e fremendo ora
Inciampando è ancora presto.
Inciampando instabili nei nostri marciapiedi labili, gracili ed informi, pensieri storpi. Strappi i tuoi fogli, sentimenti facili e spari dritto in testa, il cuore buio pesto. Sveglia presto, corri lesto alla fermata, la tua scelta è arrivata o fingi ancora? Io sabbia che scivola ancora fumo che si spegne, nebbia e pensieri sciolti e liberi.
Fermati a me, ferma immobile ed arrestata.
Fermati. Ai miei occhi fermati, guardali e stringi i pugni afferra l’aria che fugge lontana, come amori finti e irraggiungibili utopie. Le notti mai trascorse le strade ormai deserte mentre strido nell’ asfalto e lascio indietro me. Indietro me, tra i muri dell’indifferenza tra perdite continue di coscienza. Ho perso me, tra dischi logorati ormai,