Urlatori tossici
Urlavano nel microfono
come fosse un dio,
che dio è sordo
e non li sente.
Li chiamavano sognatori
o ideatori folli,
sperare di cambiare il mondo
ch’era la loro vita che andava a rotoli
e sfoglio i loro mille capitoli,
mi consumo
corrosa nelle loro urla;
le mie che non oso.
Nella mia calligrafia scorbutica
la loro foga tossica
come lo smalto a pezzi;
sa di plastica.
Poco e volo via
trasportata da pensieri,
desideri di questo mondo folle.
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