Rivoluzione? Siamo nati vecchi, già usati con incarto e classificazione.
Quante volte mi è stato detto di non scrivere poesie politiche? Milioni. Ogni volta mi sento dire che la poesia non centra con la politica, non centra con la situazione in cui si vive ma deve trascendere da questo e toccare sfere più alte dell’essere e della vita …
Un continuo mordere la lingua tra i denti perché la mia ignoranza in materia è ampissima, non conosco i meccanismi che fanno funzionare gli ingranaggi e forse preferisco rimanerne completamente all’oscuro.
La televisione è un insieme di cose per fare stare zitti, contentini per chi ha idee contrarie (vedi programmi come “La Gabbia” e tutti i programmi di Santoro and Co.) ho motivo di credere che se qualcosa o qualcuno volesse davvero cambiare qualcosa, smuovere le acque non andrebbe certo in televisione nonostante questo sia l’unico mezzo (ed è vergognoso) che una persona ha per poter trasmettere il suo pensiero alla maggioranza della popolazione di uno stato. Esiste anche l’etere, non l’ho dimenticato ma ho contato che l’Italia non è un Paese giovane, anzi e quindi la maggioranza della popolazione non utilizza i computer o gli smartphone per comunicare e per informarsi ma ha come fonti d’informazione solo: televisione e giornali null’altro.
Il primo problema è l’indifferenza totale o solo brevi periodi in cui si prova “compassione” per eventi catastrofici o rivoluzioni in altri Paesi, dopo poco iniziano le mani sugli occhi per non vedere e alla fine le spalle sono girate dall’altra parte. Siamo il Belpaese, la bellissima terra dei frutti della Natura, noi abbiamo tutto: mare, montagna, collina, buon vino e buon cibo … In realtà non siamo nulla più di ciò che ci viene concesso alla fine, non diventiamo nulla più di ciò che ci viene concesso. Il risalto lo ottiene la superficialità, il pressapochismo, l’apparenza mettendo da parte la sostanza, il contenuto, la precisione (la precisione è usata per distrarre la gente): sono in risalto gli scandali sessuali dei politici, le ragazze che si prostituiscono (corpo loro scelta loro a mio parere, mi fanno schifo gli “uomini” che ne hanno approfittato), la nuova escort televisiva di turno. Tutto ciò che riguarda le persone: la miseria dopo le catastrofi, chi non ha da mangiare, i disoccupati, chi non arriva a fine mese? Vengono messi a tacere dopo qualche trasmissione televisiva in cui se ne parla: lavarsi le mani per poter dire di non aver ignorato le cose e di averle trasmesse e comunicate. Siamo sinceri con noi stessi, quanti terrebbero il televisore acceso se dicessero veramente cosa succede e quanto realmente la gente stia male in questa situazione? Su dieci che stanno leggendo forse due.
Su venti che stavano leggendo almeno la metà ha chiuso la pagina prima di arrivare a questo punto.
Se fossimo noi i primi a comportarci in modo tale per restare in questa situazione? Non è una cosa così distante dalla realtà in fondo, secondo il mio pensiero è ovvio!
Nella rete (almeno dove leggo io) gira molto il nome di Noam Chomsky e di suo ho trovato questi appunti che voglio fare leggere anche a voi, buona lettura.
1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.“
(Il fatto che Berlusconi sia decaduto è solo fumo negli occhi
ma quanto fa comodo credere che questo cambi tutto?)
Saluti,
dal basso della mia ignoranza
Elisa.
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